Una storia che inizia negli Stati Uniti, dove
molti pop corn workers hanno contratto una grave malattia
polmonare: la bronchiolite obliterante. Trasforma i polmoni di un
trentenne in quelli di un uomo di ottant’anni. In alcuni casi è
mortale. Sul banco degli imputati una sostanza, il diacetile, usata in
molti processi alimentari: dai biscotti ai surgelati, dai prodotti
cotti al forno fino a snack, dolciumi, confetture, pasticcini. Quindi,
accusa il sindacato, sono coinvolti migliaia di lavoratori, sia nel'industria
alimentare che nella ristorazione. E non solo negli Usa. Anche in
Europa, Cina e Sudafrica.
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produzione dell'aroma artificiale di burro: il
diacetile. È molto usato nella produzione di pop corn. Ma lo
utilizzano per decine e decine di altri prodotti, cui dà appunto un
sapore burroso: dai biscotti ai surgelati, dai prodotti cotti al forno
fino a snack, dolciumi, confetture, pasticcini, oli per la
ristorazione e via elencando. Se inalato durante un processo di
cottura, potrebbe causare gravissime affezioni polmonari. Ridurre la
capacità respiratoria fino al 25%. Trasformare i polmoni di un
trentenne in quelli di un uomo di ottant’anni. Causare tosse, dolori
bronchiali. In alcuni casi rivelarsi mortale.
Dagli Stati Uniti...
La patologia scatenata da questa sostanza ha un nome scientifico:
bronchiolite obliterante (Bo). In America tutti la chiamano “polmonite
dei lavoratori di pop corn” (visto che la maggioranza dei casi
riguarda gli addetti del settore), ma la definizione è impropria:
racconta solo una parte del tutto, solo un paragrafo di una storia
complessa.
Questo male distrugge i
bronchioli
– minuscole vie respiratorie dei polmoni – e non è curabile se non col
trapianto polmonare (procedura peraltro ad alto rischio di rigetto).
Il nesso tra la Bo e il diacetile non è stato rilevato da molte
ricerche perché se ne parla, in realtà, da non molti anni. Tuttavia
l’amministrazione degli Stati Uniti per la salute e sicurezza nei
luoghi di lavoro ha già redatto un dossier (qui
i contenuti) riconoscendo i rischi potenziali dell diacetile e
invitando le aziende che lo utilizzano a tenere sotto osservazione i
lavoratori. Ma il problema è che non esiste una lista di tutte le
aziende. O, se esiste, è ben custodita. Inaccessibile.
La storia comincia in California, dove la Bo è stata diagnosticata a
un gruppo di lavoratori dell’industria dei pop corn. La scorsa estate,
nell’agosto del 2007, un’azienda del settore (la Pop Weaver) ha
eliminato l’uso del diacetile, ammettendone implicitamente la
tossicità. In realtà è dal 2000 che i presidi medici americani hanno
iniziato ad analizzare il fenomeno, arrivando a dimostrare che
un’esposizione anche breve al diacetile può rivelarsi fatale (qui
per approfondire). Di fronte alla riluttanza dell’Osha (il
Dipartimento del lavoro) ad affrontare il tema, si è scatenata una
campagna per opera soprattutto di sindacati e avvocati del lavoro.
Così, nel settembre del 2007, la Camera dei deputati degli Stati Uniti
ha approvato una proposta di legge che impegna il Dipartimento del
lavoro a proteggere la salute dei lavoratori esposti alla sostanza.
...all'Europa
Nel frattempo è iniziata una mobilitazione sindacale a livello
transnazionale che ha nella Uita (l’Unione internazionale dei
lavoratori del settore alimentare) il suo centro propulsore. Dopo aver
contattato la Effa (European Flavour and Fragrance Association, cui è
associata l'italiana Federchimica) il sindacato ha accertato che il
diacetile è utilizzato non solo negli Stati Uniti, ma anche
nell’Unione europea, in Sudafrica e in Cina. “Però l’organizzazione –
ci spiega Peter Rossman della Uita – non ci ha voluto fornire nomi o
localizzazioni dei fabbricanti o le marche dei prodotti che contengono
l’aroma.” La presenza di diacetile non si può neppure ricavare
dall’elenco degli ingredienti riportato sulle confezioni, che in
genere si limitano alla dicitura generica “aromi artificiali”.
Insomma il sindacato brancola nel buio: gli organismi europei hanno
riconosciuto che si fa ampio uso di diacetile nelle imprese del
Vecchio continente, ma non hanno fornito una stima di quante persone
sono coinvolte. “Eppure si tratta – assicura ancora Rossman – di molte
migliaia di lavoratori”. Donne e uomini per ora senza volto né nome,
impiegati in aziende con gli omissis, ma protagonisti loro malgrado di
una storia globale piuttosto che americana.
Leggiamo dal sito sicurezzadeglialimenti.it: “Ancora poco si sa degli
effetti sulla salute associati al consumo di popcorn al burro
contenenti il diacetile o alla respirazione dei fumi dopo il
riscaldamento di questo prodotto al microonde. (…) A livello europeo
esiste una decisione (che modifica la decisione 1999/217/CE) relativa
al repertorio delle sostanze aromatizzanti utilizzate nei o sui
prodotti alimentari, che devono essere valutate e in cui viene
elencato anche il diacetile. L'EFSA (l’Autorità europea per la
sicurezza alimentare, ndr.) ha pubblicato un'opinione su alcune
sostanze aromatizzanti, tra cui alcuni composti chimici del gruppo 10,
quello del diacetile, che potrebbero avere effetti avversi per la
salute, ma di cui bisogna valutare attentamente i livelli di
assunzione”.
Per la verità in Europa un nome e un volto sono usciti fuori.
Appartengono all’inglese Martin Muir (la sua storia è raccontata da
Hazards,
leggila,
un magazine britannico che si occupa di sicurezza e salute): 38 anni,
lavoratore della Firmenich, una multinazionale svizzera che si
descrive come “la più importante azienda al mondo nell’industria degli
aromi e delle fragranze”. Firmenich produce “odori e sapori” per
marche stranote: McDonald’s, Burger King, Unilever, Knorr. E usa il
diacetile. È in suo stabilimento - “mescolando polveri e
impacchettandole”, come racconta egli stesso – che Muir ha contratto
la Bo: oggi gli manca il fiato dopo mezza rampa di scale. Si è ridotto
in queste condizioni dopo appena tre mesi dall’aver contratto la
malattia. Ha perso il lavoro. Il suo caso, se non altro, è la prova
tangibile che la patologia non riguarda solo chi sforna i pop corn, né
esclusivamente i lavoratori americani. Tuttavia c’è un’ulteriore
complicazione che rende difficile individuare altri casi: spesso i
sintomi della Bo sono diagnosticati erroneamente come segnali di
un’asma o di disturbi polmonari cronici (bronchiti oppure enfisemi).
“In ragione di questa minaccia alla salute e alle vite dei lavoratori
– spiega Rossman – la Uita sta chiamando a raccolta tutte le
organizzazioni sindacali affiliate per chiedere misure immediate a
livello nazionale e sopranazionale.”
Una campagna iniziata da qualche mese nella quale, per il momento, la
Flai Cgil non è stata coinvolta.
La Uita chiede il bando immediato del diacetile dall’industria degli
aromi, il controllo sui sistemi di areazione, l’osservazione medica
dei lavoratori potenzialmente esposti di concerto coi sindacati e nel
pieno rispetto della privacy. “Come misure ad interim – spiega ancora
Rossman – i sindacati dovrebbero chiedere che tutti i processi di
manifattura siano impostati su metodi di produzione chiusi, eliminando
l’esposizione a container aperti di diacetile, ottenere la
ventilazione per aspirazione (piuttosto che ad aria compressa) e l’uso
di maschere approvate. Infine è necessaria la protezione completa
della pelle e degli occhi.”
Che altro aggiungere? Un ulteriore elemento di sconcerto: ossia che il
rischio non riguarda solo i lavoratori dell’industria alimentare, ma
anche gli addetti alla ristorazione. Un’indagine pubblicata a inizio
febbraio dalla rivista americana Seattle Post-Intelligencer (qui
altre informazioni ) dimostrerebbe, infatti, che chi lavora
nelle cucine di esercizi commerciali dove si fa largo uso di aromi
derivati dal diacetile è più a rischio degli stessi pop corn workers.
E cosa dire dei consumatori? Scaldare in un forno normale o a
microonde un qualsiasi prodotto che contiene il diacetile non può
essere dannoso anche per loro? La risposta sembrerebbe affermativa,
come scrive ancora Hazards. Ci sarebbe almeno un caso sospetto:
un uomo, forte consumatore di pop corn tostati al microonde, potrebbe
aver contratto la Bo. |