Etica e stato di diritto

Franco Buffoni*

Franco Buffoni

1. Giosuè Carducci, nella sua storia della letteratura italiana (Dello svolgimento della letteratura nazionale 1868-1871), al termine del capitolo dedicato a Firenze alla fine del Quattrocento, considerando il passaggio dall’Umanesimo al Rinascimento, con riferimento a Savonarola descrive ciò che questi – a parer suo – non aveva compreso: “Che la riforma d’Italia era il rinascimento pagano, e che la riforma puramente religiosa era riservata ad altri popoli più sinceramente cristiani”.
Questa frase di Carducci continua a ronzarmi in testa.
Alla fine del Quattrocento altri europei erano più sinceramente cristiani degli italiani. Alla fine del Quattrocento altri popoli europei credevano fermamente nella incarnazione e nella resurrezione. E si comportavano di conseguenza.
Oggi non ci credono più e si comportano di conseguenza. Più sinceramente cristiani allora. Più sinceramente illuministi oggi. Sono popoli seri. Hanno buone leggi sulla fecondazione assistita, sul testamento biologico, sulle adozioni, sulle coppie di fatto e non disprezzano le unioni omosessuali.
E gli italiani, meno sinceramente cristiani allora? Ipocriti quant’altri mai oggi. E cinici. E pavidi. E senza più speranza di Rinascimento.

2. Punti centrali del cristianesimo sono l’incarnazione e la resurrezione. Io credo sia dannoso indurre un bambino a basare la propria etica su una nascita “divina” e sulla “resurrezione” di un uomo. (Ovviamente uso il termine “etica” in un’accezione ampia e generica: le neuroscienze, al riguardo, avrebbero oggi molto da insegnare). Perché glielo si insegna da piccolo, costruendogli un’etica su due eventi che deve accettare in modo dogmatico. Mandandolo incontro a due pericoli: accettare anche altre ingiunzioni di tipo dogmatico, oppure diventare cinico, amorale, sprovvisto di un’etica.
Infatti, quando – crescendo – gli frana, alla luce della ragione, l’impianto etico basato sui dogmi, è ben difficile che l’ex giovane sia in grado di configurarsi in un’altra etica radicata e profonda. Anche da questo – secondo me – viene molto del cinismo, dell’opportunismo, della schizofrenia, delle ipocrisie, delle piccole e grandi astuzie che caratterizzano gli italiani.
Invece del catechismo e dell’ora di religione cattolica sono favorevole all’insegnamento di un’etica basata sul rispetto della ragione e della natura, sullo studio armonico delle scienze, dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande, della biologia e dell’astrofisica. Se penso a quanti giovani si lasciano attrarre da satanismo e messe nere… Non vorrei offendere il sentimento di nessuno, ma la radice culturale misterica, irrazionale è mutuata da quelle “bianche”. E pure il lessico.
Occorre sostenere una educazione sanamente laica, nel rispetto della natura – intesa come la physis dei greci, l’essenza da cui tutto si genera e a cui tutto ritorna – e del metodo della scienza: della prova e della verifica. Un’educazione seria e rigorosa. Più seria e rigorosa di quella che impone l’irrazionale con nascite divine e resurrezioni. Un’educazione in cui, fin dall’inizio, si concepisca la vita con la morte, in inscindibile unità. Un’educazione alla natura e al relativo: quella che Keats definisce la negative capability: l’educazione al dubbio e alla verifica, alla mancanza di assoluti. Liberandoci una buona volta da quella gabbia organizzativa e dogmatica calata da Paolo in poi sul pensiero greco e su certi comportamenti etici normati dalla cultura ebraica.
Altrimenti continuerà a lievitare fino a fagocitarci questo mostro di consumismo e padre Pio, di miracoli e volgarità, di ingiunzioni dogmatiche e banalità a cui abbiamo lasciato campo libero.
Nelle scuole italiane la resurrezione e il principio di gravitazione universale vengono trasmessi come se fossero verità analoghe, dalle stesse cattedre. Perché manca un vero convincimento laico, una vera forza culturale volta a rifondare gli insegnamenti: per l’appunto, un’etica condivisa.
Così si tenta la restaurazione più bieca del vecchio: sostenendo che l’insegnamento dell’evoluzionismo è degradante, e immettendo nei ruoli delle scuole di stato non degli insegnanti di storia delle religioni e delle civiltà culturali, bensì gli insegnanti di religione cattolica scelti dai vescovi, e dando loro anche la possibilità – su semplice richiesta – di “passare” ad insegnare storia e filosofia.
Quanti dimostrano tanto disprezzo per una concezione laica e illuministica della vita e dell’educazione, in cuor loro, consapevolmente o inconsapevolmente, non credono che l’uomo possa essere seriamente educato, ma solo manipolato.

3. Ateismo, dunque, non come una privazione, ma come un arricchimento, una acquisizione culturale. Perché la risposta che l’uomo cerca non concerne tanto l’esistenza di Dio o la divinità di Cristo, bensì l’interrogativo “perché il male”? E lo dimostra il fatto che già in ambito illuministico – da Berkeley a Clarke in Inghilterra, da Leibniz a Jakobi in Germania, da Muratori a Genovesi in Italia – si operarono grandi aperture verso il cristianesimo e in generale verso le cosiddette religioni positive, proprio su questo punto. Sulla linea di pensiero tracciata da Montesquieu. Riconoscendo al cristianesimo la capacità di alleviare le sofferenze, di infondere forza e coraggio, lasciando intravedere una luce nel momento del buio totale, delle miserie, delle torture… La pia frode di Voltaire. O il capitolo quinto del Defensor Pacis (1324) di Marsilio da Padova (“Sebbene alcuni filosofi che stabilirono tali leggi o religioni non credessero a quella vita futura che chiamavano eterna ed alla resurrezione umana, nondimeno finsero e persuasero gli altri che questa vita esistesse, e che in essa i piaceri e le pene fossero proporzionali alla qualità degli atti compiuti in questa vita mortale”). Quelle risposte consolatorie e illusorie che placano, che rasserenano.
La riflessione che mi sento di contrapporre è su due diversi piani tra loro però connessi: uno di diritto e uno di merito. Quello di diritto è molto semplice: quanto più si vive in uno stato costituzionale di diritto – e quindi, più si è garantiti contro ingiustizie e soprusi – tanto meno si dovrebbe sentire il bisogno di ricorrere a pie frodi per avere consolazioni. E con questo, credo di marcare nettamente il territorio nei confronti per esempio di Rousseau. E di Hegel e di Marx che da Rousseau assorbirono moltissimo nella concezione dello stato etico.
A chi mi obbietta che questa impostazione è troppo schematica, posso rispondere: non meno di quella della remissione dei peccati e del purgatorio. E con la piccola luce di ragionevolezza che credo di possedere, e di esperienza che ho acquisito, mi sento di affermare che in Olanda si ha meno bisogno di risposte illusorie che nelle Filippine.
Sul piano del merito partirei invece da Montesquieu e dalla sua definizione “in negativo” – per l’uomo – della felicità: “de la moindre quantité de maux qu’il souffre”. Tanto più un uomo è felice quanto minore è la quantità di male che è costretto a soffrire… Perché, se riflettiamo e mettiamo da parte le situazioni estreme di guerre, prigionie, torture – per le quali non esiste soluzione se non all’interno di un rafforzamento del concetto di diritto dello stato e degli stati, o addirittura di uno stato sovranazionale – ciò che resta al di fuori è una quantità di sofferenza soggettiva e personale, che ha a che fare con desideri, aspettative, malattie, lutti famigliari, incidenti: la vita comune, insomma.
E allora, ciò che per qualcuno è sofferenza – un amore che finisce, la perdita di un congiunto, una malattia – vissuta in una situazione di acqua corrente potabile in casa, di riscaldamento garantito, di due pasti al giorno, per altri in altri luoghi e tempi sarebbe o sarebbe stato il massimo della felicità.
Il problema è dunque concettuale, perché ciascuno percepisce la propria quantità di sofferenza come più o meno sopportabile in rapporto all’esperienza acquisita, alle aspettative, all’attrezzatura intellettuale di cui dispone.

* Poeta e scrittore. Ultimi suoi libri pubblicati: Zamel, Marcos y Marcos 2009 (narrativa), e Roma, Guanda 2009 (poesia). In ottobre uscirà per Transeuropa il suo nuovo libro: Laico alfabeto in salsa gay piccante, di cui si anticipano qui alcuni passaggi.

NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.

Questo articolo è stato pubblicato sabato, 10 luglio 2010 alle 7:40 e classificato in Generale, Opinioni. Puoi seguire i commenti a questo articolo tramite il feed RSS 2.0. Non puoi né inviare commenti, né inviare trackback.

28 Commenti a “Etica e stato di diritto”

  1. Felix scrive:

    Sottoscrivo in pieno.

  2. Marco T. scrive:

    E’ un bellissimo articolo e mi trovo d’accordo con tutto.
    E’ veramente tempo di provare a rifondare una nuova etica centrata sull’uomo e non su mitologie e dogmi dannosi.
    Ed è tempo che questa nuova etica entri nelle scuole.
    Sembra una battaglia contro i mulini, ma i tempi si stanno facendo maturi.

  3. libero scrive:

    Quando si dice che l’ateismo è una fede alternativa c’è qualcosa di vero, di sicuro si è credenti, in maniera diversa, ma credenti sul serio, assai spesso il cattolicesimo è solo una consolazione contro i problemi insolubili e una morale identitaria che va scemando.
    Comunque a partire da Carducci tra i personaggi storico-letterari citati ci sono diversi massoni, Marx compreso a quanto pare.

  4. giorgio scrive:

    altra pagina eccellente da aggiungere a quella di raffaele carcano di ieri
    sempre grazie a tutti e due.

  5. Sergio scrive:

    Gli illuministi “credevano” o erano convinti di un continuo progresso civile e morale dell’uomo (v. per es. Condorcet). Ma non si può certo equiparare l’ateismo a una fede come fanno regolarmente i credenti e anche altri. Non è che io creda nella non esistenza di Dio: quando si parla di Dio non so di che cosa si parli, quindi alla domanda se creda o non creda nella sua esistenza mi asterrò dal rispondere.
    Se però mi si vengono a raccontare incredibili idiozie su questo fantomatico Dio e il suo piano di salvezza (?) dell’uomo potrò senz’altro dire: ma per favore! Non è che io non creda, semplicemente quello che mi racconti di Dio è così assurdo che nego la possibilità di un essere così contraddittorio e mostruoso. E basta con questa scemenza di Dio che ci ama (al punto di aver sacrificato il suo unico figliolo per noi – sacrificato un corno, tre giorni dopo era più vispo di prima secondo i vostri racconti, e siede alla destra di tanto padre. Fra parentesi, si risuscitò da se stesso con un pizzicotto nel sedere o fu aiutato dal terzo spicchio della Trinità che, come per fortuna ci ha rivelato questo stesso spicchio (è dogma!!!), “procede” sia dal padre che dal figlio). Ma per favore! Teologi e preti, cercatevi un lavoro onesto. Fate per es. tappeti come il vostro S. Paolo.

  6. fra pallino scrive:

    @sergio

    hai capito tutto complimenti!

  7. Fri scrive:

    “Quanti dimostrano tanto disprezzo per una concezione laica e illuministica della vita e dell’educazione, in cuor loro, consapevolmente o inconsapevolmente, non credono che l’uomo possa essere seriamente educato, ma solo manipolato.”

    Bellissima questa frase. Da incorniciare!

  8. Sergio scrive:

    Grazie dei complimenti. Ma che ne diresti di guadagnarti onestamente il pane invece di approfondire il mistero di Cristo a nostre spese? Tutti i tuoi studi e la tua scienza sono ridicoli. Sei un servo del potere (anche se ti passano solo la congrua – comunque sicura).

  9. Sergio scrive:

    Mi riferivo ovviamente all’ineffabile fra pallino che continua a sbirciare nel nostro sito e che ci giudica dall’alto della sua inutile scienza (organica al potere).

  10. gero scrive:

    Franco Buffoni non ha capito la cosa fondamentale. Cos’è l’etica cristiana lo si lasci dire a chi cerca di viverla, altrimenti si scrivono articoli così, tanto belli ma sciocchi perchè hanno le premesse sbagliate.
    L’etica cristiana certo si basa sulla incarnazione e la resurrezione, ma non solo. Si basa sul dettato della ragione, per cui paradossalmente è anche “laica”. Il Papa sta portando avanti proprio questo discorso presentando valori e modi di vivere basati sulla ragione, una ragione rigorosa. Ed è questo il moivo di tutti questi attacchi, perchè il suo discorso necssariamente è coinvolgente anche un non credente, perchè basato sulla ragione e questo pesa chi in realtà confonde laicità con “faccio quel che mi pare”.
    Quando si parla di legge naturale si parla proprio di una morale corrispondente alla profonda natura dell’uomo secondo la ragione. Purtroppo di fronte a tale discorso ho visto chi ha fatto riferimento ai comportamenti degli animali. Non si è proprio capito nulla.
    Ritornando all’articolo è sbagliato nelle pemesse.

    andrea pessarelli risponde:

    “Cos’è l’etica cristiana lo si lasci dire a chi cerca di viverla”
    purchè questi non pretenda di imporla a chi invece non è interessato a a viverla. nel momento in cui essa viene tramutata in leggi dello stato è legittimo e necessario confutarla come insulsaggine

    “altrimenti si scrivono articoli così, tanto belli ma sciocchi perchè hanno le premesse sbagliate”
    argomento che meglio si adatta alla dottrina e all’etica cristiana (che si basa cme dici tu su incarnazione e resurrezione, cioè su premesse ridicole)

    “Il Papa sta portando avanti proprio questo discorso presentando valori e modi di vivere basati sulla ragione”
    ma se l’altro giorno ha detto che dobbiamo rinunciare a noi stessi e annullarci in dio… ti sembra un argomento razionale?

    “chi in realtà confonde laicità con “faccio quel che mi pare”
    laicità è esattamente questo. faccio quello che mi pare e di dio me ne fotto (etsi deus non daretur)

    “Quando si parla di legge naturale”
    quando si parla di legge naturale si cerca di turlupinare l’uditorio con affermazioni arbitrarie e autoreferenziali del tutto prive di senso

    gero risponde:

    forse prima di rispondere avresti fatto bene a leggere quello che avevo scritto. E’ indecente rispondere senza aver capito, anzi senza aver letto tutto, quello che uno aveva scritto.

    Barbara risponde:

    Belle risposte Andrea.

    nullità risponde:

    “Cos’è l’etica cristiana lo si lasci dire a chi cerca di viverla”

    di noi atei hanno detto di tutto e di più.
    perchè non possiamo evidenziare tutte le incongruenze di quest’etica cristiana che cerca di imporsi nella politica e nella società come fosse universale?

    Inoltre parli di ragione rigorosa… dove sta questa ragione rigorosa nel concetto stesso di fede? dove è la ragione rigorosa quando si devono accettare premesse come
    * dio esiste
    * dio è creatore
    * dio interviene nella storia
    * dio parla attraverso il papa e la chiesa

    e chi si riempie la bocca di questa legge naturale, sa di cosa parla?
    cos’è la legge naturale? sapete definirla?
    in modo rigoroso intendo.

    PS. ho riletto 3 volte.
    se intendevi altro, evidentemente non sai farti capire.

    gero risponde:

    oppure che non vuoi capire. La ragione nella visione cristiana è fonte di morale. Anzi proprio quei discorsi che non vi piacciono sono proprio quelli che si fondano sulla ragione. Ecco perchè ce l’avete con il Papa. lLa sua è una logica stringente e per continuare a identificare laicità con fare quel che mi pare, bisogna ovviamente metterlo a tacere.

    nullità risponde:

    gero

    la ragione (nel senso del ragionamento logico) non vale nulla quando parte da premesse errate ( leggasi: dogmatiche, campate per aria e simili)

    il ragionamento logico nel cristianesimo è un gigantesco castello di pietra costruito sul pelo dell’acqua.
    con la pretesa che non affondi.

    Jean Meslier risponde:

    Anzi proprio quei discorsi che non vi piacciono sono proprio quelli che si fondano sulla ragione. [...]

    La sua è una logica stringente

    Portare esempi, please. Le affermazioni apodittiche stanno a zero.

    bisogna ovviamente metterlo a tacere

    Se c’è uno che parla come e quando vuole e ha diecimila casse di risonanza che divulgano qualunque cosa dica (soprattutto in questo paese troglodita), quello è proprio Ratzinger.

    Il problema è che i papi sono troppo stati abituati a parlare senza nessuno che li contraddisse, dal pulpito. Cosa di cui il loro fervido gregge nutre molta nostalgia, vedo.

    per continuare a identificare laicità con fare quel che mi pare

    di sicuro la laicità non significa fare quel che dice il papa, con la pretesa pure che sia il frutto di una rigorosa deduzione da una fantomatica legge morale naturale.

    Fri risponde:

    “lLa sua è una logica stringente”

    nel senso che non ti fa andare in bagno? mmm ti dirò che di solito a me fa l’effetto opposto, ma in effetti ogni intestino reagisce a modo suo… che siano laici pure loro (che vogliono fare quello che gli pare?)

    Jean Meslier risponde:

    Giusto per capirsi, se no sembra che la cosiddetta legge morale naturale sia qualcosa di laico e aconfessionale, o addirittura qualcosa di davvero “naturale”, e non il frutto di una particolare visione del mondo.

    Dal Catechismo:

    http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s1c3a1_it.htm

    1955
    La Legge divina e naturale mostra all’uomo la via da seguire per compiere il bene e raggiungere il proprio fine. La legge naturale indica le norme prime ed essenziali che regolano la vita morale. Ha come perno l’aspirazione e la sottomissione a Dio, fonte e giudice di ogni bene, e altresì il senso dell’altro come uguale a se stesso. Nei suoi precetti principali essa è esposta nel Decalogo. Questa legge è chiamata naturale non in rapporto alla natura degli esseri irrazionali, ma perché la ragione che la promulga è propria della natura umana:

    « Dove dunque sono iscritte queste regole, se non nel libro di quella luce che si chiama verità? Di qui, dunque, è dettata ogni legge giusta e si trasferisce nel cuore dell’uomo che opera la giustizia, non emigrando in lui, ma quasi imprimendosi in lui, come l’immagine passa dall’anello nella cera, ma senza abbandonare l’anello ».

    La legge naturale « altro non è che la luce dell’intelligenza infusa in noi da Dio. Grazie ad essa conosciamo ciò che si deve compiere e ciò che si deve evitare. Questa luce o questa legge Dio l’ha donata alla creazione ».

    1956
    Presente nel cuore di ogni uomo e stabilita dalla ragione, la legge naturale è universale nei suoi precetti e la sua autorità si estende a tutti gli uomini. Esprime la dignità della persona e pone la base dei suoi diritti e dei suoi doveri fondamentali:

    « Certamente esiste una vera legge: è la retta ragione; essa è conforme alla natura, la si trova in tutti gli uomini; è immutabile ed eterna; i suoi precetti chiamano al dovere, i suoi divieti trattengono dall’errore. [...] È un delitto sostituirla con una legge contraria; è proibito non praticarne una sola disposizione; nessuno poi può abrogarla completamente ».

    1957
    L’applicazione della legge naturale si diversifica molto; può richiedere un adattamento alla molteplicità delle condizioni di vita, secondo i luoghi, le epoche e le circostanze. Tuttavia, nella diversità delle culture, la legge naturale resta come una regola che lega gli uomini tra loro e ad essi impone, al di là delle inevitabili differenze, principi comuni.

    1958
    La legge naturale è immutabile e permane inalterata attraverso i mutamenti della storia; rimane sotto l’evolversi delle idee e dei costumi e ne sostiene il progresso. Le norme che la esprimono restano sostanzialmente valide. Anche se si arriva a negare i suoi principi, non la si può però distruggere, né strappare dal cuore dell’uomo. Sempre risorge nella vita degli individui e delle società:

    « La tua Legge, Signore, condanna chiaramente il furto, e così la legge scritta nel cuore degli uomini, legge che nemmeno la loro malvagità può cancellare ».

    1959
    Opera molto buona del Creatore, la legge naturale fornisce i solidi fondamenti sui quali l’uomo può costruire l’edificio delle regole morali che guideranno le sue scelte. Essa pone anche il fondamento morale indispensabile per edificare la comunità degli uomini. Procura infine il fondamento necessario alla legge civile, la quale ad essa si riallaccia sia con la riflessione che trae le conseguenze dai principi della legge naturale, sia con aggiunte di natura positiva e giuridica.

    1960
    I precetti della legge naturale non sono percepiti da tutti con chiarezza ed immediatezza. Nell’attuale situazione, la grazia e la Rivelazione sono necessarie all’uomo peccatore perché le verità religiose e morali possano essere conosciute « da tutti e senza difficoltà, con ferma certezza e senza alcuna mescolanza di errore ». La legge naturale offre alla Legge rivelata e alla grazia un fondamento preparato da Dio e in piena armonia con l’opera dello Spirito.

    enrico69 risponde:

    @ gero

    Ma ci fai o ci sei? Il sistema etico, enunciato e difeso con la scimitarra in mano dai gerarchi della CCAR, è talmente fondato sulla ragione che: a) attribuisce ad una blastocisti, che è solo un aggregato microscopico di cellule staminali embrionali, la stessa dignità di un bambino già nato; b) ha ritenuto Piergiorgio Welby non meritevole di esequie religiose, mentre non ha avuto assolutamente nulla da eccepire con un macellaio dello stampo di Pinochet ecc.
    Prima di parlare di ragione e di razionalità, sciacquati bene la bocca con il Listerine: ce l’hai molto sporca!

    bradipo risponde:

    la verità è che la cosidetta etica cristiana, se anche non la si vive, qui in Italia comunque la si subisce… non vedo quindi perché questa distinzione tra chi è addentro e chi no…

    in quanto alla naturalità di certi discorsi meglio lasciar perdere… è per colorare i propri sragionamenti di “bio”, che tanto va di moda

  11. Maurizio_ds scrive:

    L’articolo interessante, che condivido. Inserire un corso di etica (nel senso indicato da Buffoni) nella scuola è un’idea affascinante, anche se per ora irrealizzabile.

  12. Losna scrive:

    Ottimo articolo!! Sottoscrivo.
    Aggiungo forse in modo superfluo: è molto più arduo e credere nella ragione, (uomo), anziché in dio, ma essendo eticamente corretta è serenamente appagante e arricchente “spiritualmente”.

    nullità risponde:

    quando si “crede” nell’uomo, bisogna puntare tutto sull’esperienza e sulla responsabilità.

    sarebbe una società migliore, costruita su una rete di rapporti umani più autentici.

    e una conoscenza di sè più completa.

    e si imparerebbe anche dagli errori.

  13. faidate scrive:

    Un argomento forte dell’articolo riguarda il plagio perpetrato sul bambino al quale si infondono, magari con l’autorità che deriva da un insegnante vestito di nero, storture irrazionali che poi egli si porterà dietro per tutta la vita, come dimostra qualche intervento su queste ultimissime, e assumendone la buona fede. Sarebbe già riprovevole se il plagio servisse per impostare (imporre) una particolare etica. Nella maggioranza dei casi esso serve per aggregare l’individuo ad un club con importanti ricadute economiche prima che spirituali.

  14. POPPER scrive:

    La questione della crescita e sviluppo del bambino è giustamente in mano ai genitori prima di tutto e fa parte del diritto-dovere dei genitori di educare i figli, ma urge dei distinguo, i figli crescono in vista della libera scelta che un giorno dovranno fare oppure li programmano cristianamente a fare scelte solo ed esclusivamente in obbedienza al papa?

    Sono cittadini italiani o sudditi del papa? Ci si deve fare quste domande da parte dei genitori, i figli non sono per natura proprietà della ccar o dei genitori suoi sudditi, sono individui (da individuus, individìsibile) con diritto all’autodeterminazione e autorelaizzazione, quindi, ciò che si deve mettere in discussione è come viene interpretato l’individuo dal punto di vista canonico e catechetico.

    Va bene, il soggetto cresce e alla maggiore età prende una decisione libera, magari si sbattezza, ma per quelli che invece ritengono, malinformati, che l’essere iscritti al registro dei battesimi non toglie nulla alla loro libertà, io dico: siate coerenti, cogliete l’occasione per essere veri e autentici cittaidni Italiani, non più sudditi del papa, come al momento vi si considera ancora, anche se voi non date molta importanza, di conseguenza lo sbattezzo è un vostro diritto inalienabile di cittadini che non devono assolutamente rifarsi ai valori della restaurazione inquisizionista della ccar.

    Ma le nuove generazioni devono essere lasciate libere di decidere da grandi cosa scegliere dal punto di vista del diritto di culto, devono essere informate, e il fantomantico amore di dio, attraverso la disinformazione da parte dell’amore dei genitori, è un tarlo in una situazione pedagogica carente di contenuti costiotuzionali, direi più da allevamento di polli e pecore, le quali, fidandosi dell’amore di dio e dei genitori, accettano di rimanere ignoranti su se stessi e sui propri diritti costituzionali di cittadini di uno stato laico.

    Perchè non si favorisce nell’educazione delle nuove generazioni una conoscenza della Costituzione e interpretazione laica grazie anche a degli esperti laici possbilmente?

    Purtroppo se l’educazione attuale delle famiglie cattoliche è rimasta alle diposizioni canoniche del catechismo attuale, difficilmente si aiuta i giovani ad avere un carattere individuale forte e equilibrato, libero di autodeterminarsi e autorelaizzarsi, di conoscere meglio se stessi piuttosto che delegare la propria coscienza ai precetti e ai sacramenti.

  15. Gigetto il miscredente scrive:

    E’ tutta una questione di potere temporale, plagio, dominio e denaro, credetemi. La più geniale invenzione dell’umanità, devo ammettere. Mi risulta difficile pensare che persone per lo più intelligenti credano e si abbandonino a scemenze come le religioni con annessi e connessi.

    Ottimo articolo, condivisibile.

  16. El Topo scrive:

    Un plauso senza riserva per questo articolo, non c’è una virgola che mi trovi in disaccordo.